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Messana Nobilis et Siciliae Caput |
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Disegno di Filippo Juvara |
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Emanuele II
(il mio battesimo)
Santuario S.Antonio
Monti
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Mi accingo a …
raccontare
Messina, solo alcuni tratti della Sua storia gloriosa ed eroica
che
non ha
eguali per le vicende straordinarie che nel corso dei secoli si sono
succedute e per gli eventi naturali tragici che, purtroppo, l'hanno
contraddistinta.
Le due dizioni sono presenti entrambe per qualche tempo nelle monete coniate a partire dal 493 a.C.
Nel 427 a.C. Messenion fu alleata di Siracusa contro le mire conquistatrici dei cartaginesi i quali con Imilcone (396 a.C.) distrussero in parte la città che venne liberata e ricostruita quasi subito da Dionigi il Vecchio, poi fu soggetta a Dione e, successivamente a Ippone, Timoleonte e Agatocle. Dopo la morte di Agatocle, i Mamertini, soldati mercenari provenienti dall’Italia meridionale, col tradimento, si impadronirono della città nel 288 a.C.. Sconfitti da Gerone II di Siracusa nel 265, i Mamertini chiesero aiuto ai Cartaginesi prima e, quindi, ai Romani che liberarono Messana dall’assedio postole da Gerone II e dai Cartaginesi. Tale conflitto fu il primo atto delle tre Guerre Puniche (264 – 146 a.C.) e che porteranno i Romani alla conquista della Sicilia. Messana fu proclamata libera e alleata di Roma "civitas foederata", esente da tributi di guerra e di granaglie e Cicerone la definì città grandissima e ricchissima. Durante le guerre servili, solidale con Roma per la ribellione degli schiavi, fu in parte risparmiata dalle ruberie dei pretori e propretori in particolare da quelle tristemente famose di Verre, uomo politico, partigiano di Mario prima e di Silla poi, si rese responsabile di ladronerie e soprusi di ogni tipo. In seguito prosperò ancora divenendo un importante e fiorente centro commerciale e politicamente di primissimo piano. Dopo i fasti e gli splendori dell’età romana continuò ad avere grande importanza prima con gli Ostrogoti e poi con i Bizantini che la resero bella di monumenti e Messina godette di libertà amministrativa. L’imperatore bizantino Arcadio, nel 407 d.C., le dava un nuovo stemma in sostituzione dell’antico gonfalone con le tre torri, il manto imperiale traversato dalla croce d’oro e la nominava protometropoli della Magna Grecia e della Sicilia.
Con la conquista dei Normanni, Messina fu occupata nel 1061 da Ruggero II, tutta la Sicilia prospero' tantissimo in tutti i campi e in modo particolare in quello economico commerciale e artistico. Città libera, Messina è, in quel periodo, tra le più ricche e belle della Sicilia. La posizione geografica dello Stretto fu maggiormente valorizzata, la citta Porta della Sicilia, per la sua floridezza economica, richiamò mercanti provenienti da ogni parte d’Italia che vi si stabilirono. Furono fondati fuori le mura conventi e monasteri basiliani e luoghi ospitalieri che dettero rifugio durante le lotte politiche, ospitarono membri delle famiglie regnanti e promossero la colonizzazione agricola dei territori e la pratica per attività economiche quali l’allevamento dei bachi, la tessitura della lana e della seta. Tra i monasteri famosi quello di Santa Maria a Mili San Pietro e, soprattutto, quello di Santa Maria della Valle comunemente denominato "Badiazza" in località S. Rizzo sui Monti Peloritani.
Messina e i Peloritani: linee di un passato splendore Fu ricostruita e riportata alla cristianità la bellissima Annunziata dei Catalani. Al suo Porto fecero scalo e si dipartirono le navi dei Crociati diretti in Terra Santa; con l’editto di Ruggero II Messina ebbe il titolo di "Caput Regni", il Consolato del Mare che dirime le controversie di commerci e navigazione, la sua Zecca batte moneta per tutto il Regno con l’orgoglioso motto M.N.S.C. "MESSANA NOBILIS SICILIAE CAPUT" (la Zecca operò a Messina fino al 1678!).
In quel periodo, sotto il profilo urbanistico, essa occupa il bacino arcuato che racchiude il bellissimo Porto e l’area prospiciente è dominata dal Palazzo Reale, caratterizzata dal Duomo, dall’Arsenale, dal Palazzo Arcivescovile e da mura turrite che includono fortezze. Dopo la morte di Guglielmo II il Buono finisce la dominazione dei Normanni in Sicilia. Che dire? Bellissima la Sicilia normanna, lo vediamo oggi con la magnifica rappresentazione di splendidi monumenti. Nel periodo Svevo, con Enrico VI, la città ottenne il privilegio di Porto franco ed incrementò i suoi traffici commerciali; si arricchì di nuove chiese e fra queste Santa Maria Alemanna la cui mirabile purezza delle linee architettoniche rappresenta oggi la più alta espressione dell’arte gotica nell’area del Mediterraneo, quella di San Francesco d’Assisi nel 1254 le cui caratteristiche absidi gotiche saranno immortalate in un dipinto di Antonello da Messina: la Pietà con tre Angeli. Con l'affermarsi della Scuola Siciliana, prima espressione poetica italiana, alla corte di Federico II ci fu un rifiorire della letteratura con i poeti messinesi Guido e Oddo delle Colonne, Mazzeo di Rico, Stefano di Proto.
La dominazione aragonese di fatto sancita con la pace di Caltabellotta del 1302 ben presto fu invischiata nelle lotte feudali che porteranno allo strapotere dei baroni e che influenzeranno negativamente tutta la storia politica, sociale ed economica della Sicilia. All’inizio del XV secolo Messina è città vitalissima, in questo periodo è tanto prospera da battere moneta propria con la sua zecca, è un pullulare di banchieri; il suo arsenale è così attrezzato da potere accogliere la commissione di costruire una flotta contro l’offensiva dei tunisini; l’industria tipografica esprime nomi di rilievo nell’arte della stampa.
La prosperità economica portò ad una ristrutturazione dell’impianto urbanistico: all’imbocco del Porto venne costruito il forte di San Salvatore, un nuovo arsenale, la costruzione e l’ampliamento di opere murarie di fortificazione. Tali fortificazioni, di particolare rilievo durante la dominazione di Carlo V, cingeranno i colli immediatamente incombenti sulla città; ancora oggi, sulle alture, domina la cinquecentesca Fortezza dei Gonzaga.
Nel 1571 nel Porto di Messina si concentrò l’armata cristiana che, al comando di Don Giovanni d’Austria, principe spagnolo (in Piazza Catalani è posta la statua bronzea), prescelto da Pio V come comandante della flotta navale della Lega Santa, sconfisse a Lepanto i Turchi. La città attraversa un periodo di grande prosperità legata al commercio di vari prodotti che transitano nel suo porto, ma soprattutto alla esportazione della seta autentico fiore all’occhiello del commercio messinese. Lungo tutto il fronte del porto viene costruita la "Palazzata" costituita da una lunghissima ed ininterrotta serie di palazzi che chiudono il porto con grande effetto scenografico.
Lungo tutto il fronte del porto viene costruita la "Palazzata" costituita da una lunghissima ed ininterrotta serie di palazzi che chiudono il porto con grande effetto scenografico.
La città passò poi sotto la dominazione spagnola e le ampie libertà municipali di cui godette non furono gradite agli spagnoli che le considerarono una minaccia per la stessa corona e, quindi, tentarono di sopprimerle. Questo provocò una sommossa popolare contro di essi e nel 1674 il Senato messinese decise di ribellarsi al viceré Bajona chiedendo aiuto alla Francia; i messinesi, aiutati dal re Luigi XIV, che inviò una flotta sotto il comando di Duquesne ammiraglio francese, resistettero per quattro anni ma dovettero capitolare nel 1678 anche perché, il Re Sole, pago ormai delle vittorie nel Nord Europa e la conseguente pace di Nimega con la Spagna, abbandonò Messina al suo destino. La vendetta spagnola sarà inesorabile; di una violenza inaudita le feroci repressioni che il vicerè Benavides ordina e molti nomi illustri (tra questi Filippo Juvara) sono costretti ad abbandonare la città per l’esilio. Sarà attuata la soppressione a tappeto di tutti i privilegi di cui Messina godeva a cominciare dal Porto franco, viene chiusa l’Università e la Zecca ed abbattuto il Palazzo Senatoriale. Tutte le fortificazioni saranno ampliate con il concorso del tedesco Nuremberg (1679-81), sarà costruita la "cittadella" sulle rovine di magnifici palazzi e monumenti bellissimi che furono il vanto e lo splendore della città.
Privata della sua autonomia politica e amministrativa Messina per molti anni vide scemare la sua importanza, poi lentamente si riprese, ma fu colpita da varie calamità che ne minarono seriamente la stessa sopravvivenza: nel 1743 la peste bubbonica uccise oltre 40.000 persone, nel 1783 un terremoto (1200 vittime) la danneggiò gravemente (fu distrutta quasi per intero la bellissima Palazzata). Ma ancora una volta l’inesauribile forza di volontà dei messinesi compie il miracolo di una graduale ripresa riparando e ricostruendo monumenti e opere architettoniche.
Anche la Palazzata viene ricostruita a partire dal 1809, su modello neoclassico, dall'architetto Giacomo Minutoli che la progettò.
Messina fu duramente oppressa dal governo dei Borboni che ne fecero un centro militare; partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1820 e del 1847-48. Nel settembre del 1848 la città fu occupata dalle truppe borboniche al comando del Filangieri dopo un pesante bombardamento che era stato ordinato da re Ferdinando II. Tra i patrioti messinesi che maggiormente si distinsero per la libertà della Patria vi fu Giuseppe La Farina uomo politico e storico italiano che partecipò al moto insurrezionale antiborbonico del 1837. Dopo lo scoppio della rivoluzione del 12 gennaio 1848 Giuseppe La Farina fu eletto deputato alla Camera, andò in missione diplomatica al campo di Carlo Alberto a Valeggio sul Mincio, fu ministro dell’istruzione e dei lavori pubblici, poi ministro della guerra e della marina e del Governo Siciliano. Esule, dopo la repressione della rivoluzione siciliana, a Marsiglia ed a Parigi, lavorò alla storia d’Italia dal 1815 al 1850.
Il Duomo in una stampa dell''800 Città di Messina conferimento in data 22 maggio 1898 della Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale con la seguente motivazione: "Per commemorare le azioni eroiche della cittadinanza nei gloriosi fatti del 1848 che iniziarono il risorgimento nazionale e la conquista dell'Unità. Messina partecipò a tutti i moti rivoluzionari siciliani, da quelli del '20-'21 a quelli del 22 marzo 1821 e 1 settembre 1847. Nel 1848, unitasi a Palermo nell'azione rivoluzionaria antiborbonica, la città fu terribilmente bombardata per otto mesi facendo meritare a Ferdinando II l'appellativo di Re Bomba".
Nel 1860 Giuseppe La Farina appoggiò la spedizione di Garibaldi nel Mezzogiorno recandosi poi in Sicilia con l’incarico da parte del Cavour di cercare di spingere la Sicilia all’annessione al Piemonte. Nel luglio 1860 la città fu liberata dalle forze garibaldine guidate dal generale Giacomo Medici ad esclusione della Cittadella che resistette fino al marzo 1861.
I piemontesi si rivelarono ben presto peggiori dei predecessori, l’erario molto esoso rimpinguava le casse sabaude impoverendo una popolazione allo stremo delle forze, ogni tentativo di protesta veniva soffocato barbaramente, divenne insostenibile anche poter sopravvivere, la povertà e la miseria ormai attanagliavano la Sicilia e l’emigrazione era divenuta ormai l’unica ancora di salvezza per condizioni di vita più decorose, consone ad un popolo che per millenni aveva conosciuto e fatto sue le civiltà più progredite. Dopo essere stata gravemente danneggiata da un altro terremoto nel 1894, fu completamente rasa al suolo da quello più terribile del 1908 con un contemporaneo maremoto dalla violenza distruttiva; si contarono oltre 70.000 morti. Fu una delle peggiori sciagure della storia e costò, per quei tempi, più vite umane di una guerra. I primi a venire in soccorso dopo il disastro furono gli equipaggi della Flotta della marina imperiale russa che si trovavano in esercitazione al largo di Augusta e con le navi Makaroff, Guilak. Korietz, Bogatir, Slava e Cesaretivc, al comando dell'ammiraglio Ponomarev, portarono aiuto ai messinesi salvando molti sotto le macerie ancora vivi, recuperando in mare moltissimi morti.
L’opinione pubblica dovette accorgersi che esisteva un problema del Mezzogiorno che, dopo l’Unità, anziché risolversi si acuiva per le forti differenze di sviluppo economico tra nord e sud. Il terremoto provocò ripercussioni d'ogni genere: con l’affannarsi al soccorso, nell’angoscia del momento, si aprì un dibattito politico, prolungatosi poi nel tempo, che investì le istituzioni, diede concretezza per la prima volta alla "Questione Meridionale", mise in causa l’efficienza dello Stato, fece incontrare e scontrare su un terreno di realtà drammatica le due italie, quella del Sud e quella del Nord e quella della Destra e della Sinistra.
La sciagura fu la prima grande prova dello Stato Italiano nato dal Risorgimento.
Alla
Città di Messina
viene conferita la
Medaglia d'Oro al valor civile
in data 3 ottobre 1959 con la seguente motivazione: "Nobile e antica
città della Sicilia duramente provata da calamità naturali e da
eventi bellici, con impavida tenacia e sublime abnegazione da parte
di tutta la sua popolazione, due volte risorgeva dalle macerie,
mantenendo fiero ed intatto il suo amore di Patria". Ancora una volta Messina si è distinta per la difesa della libertà partecipando attivamente alla cacciata dei tedeschi dal territorio nazionale con il contributo delle forze partigiane messinesi. Alla Città di Messina il conferimento della Medaglia d'Oro al valore militare in data 31 gennaio 1978 con la seguente motivazione: "Già duramente provata dall'immane disastro tellurico del 1908, è stata, durante la guerra 1940-43, dapprima obiettivo d'incessanti bombardamenti aerei, poscia, nel periodo dell'invasione dell'Isola, campo d'aspra e lunga lotta che la martoriò e la distrusse. La sua popolazione, affamata, stremata, dolorante, sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria". Le truppe alleate entrarono a Messina il 17 agosto 1943, la Sicilia era stata liberata, l’Italia ancora rimaneva sotto la barbarie fascista e nazista, ancora giorni sanguinosi e di lutti dovevano venire. Il 1946 vede un nuovo Stato Repubblicano nato dalle macerie di una guerra che nel Paese lascia segni profondi difficili da cancellare e sanare. Messina è certamente una delle città italiane maggiormente colpita, la ripresa seppure lenta, è costante. Durante la Conferenza di Messina del giugno 1955 i ministri della CECA proposero l’istituzione di un Mercato Comune Europeo e la regolamentazione delle risorse energetiche nell’area europea. Fu il primo passo verso l’Europa Unita; i Paesi europei infatti cominciavano a risentire dello strapotere politico-economico delle due superpotenze USA e URSS, con la Conferenza di Messina furono gettate le basi verso quella cooperazione politica ed economica che doveva portare al Parlamento Europeo. Oggi l’Unione Europea è una realtà ormai consolidata e il 1999 l'anno che vede la moneta unica (l’EURO) per i Paesi dell’Unione. Il 16 gennaio 1975 una forte scossa tellurica, seguite da altre di assestamento, fa tremare la mia città, i sismografi calcolano l’intensità intorno all’8° grado della scala Mercalli, fortunatamente, anche grazie a sistemi di costruzioni antisismiche, la città resiste e solo lievi danni si calcolano alle cose.
Messina rinasce splendida con le sue strade larghe e rettilinee e le ampie piazze e i suoi giardini e i suoi monumenti restaurati con le sue chiese antiche a testimoniarne la grandezza e i suoi nuovi palazzi realizzati da architetti di grande fama. Andiamo ad elencare le opere più importanti di questo periodo:
Il Palazzo di Giustizia, in stile neoclassico dalle forme doriche, dell’architetto Marcello Piacentini con sul fastigio una quadriglia in bronzo e alluminio dell’architetto Ercole Drei, sopra il portale del vestibolo la statua bronzea della "Giustizia" di Arturo Dazzi. Il Palazzo dell’Università degli Studi, neoclassico arricchito da decorazioni di stile liberty, viene realizzato su progetto dell’architetto Botto, nel dopoguerra viene ingrandito con le aggiunte operate dall’architetto Francesco Basile. Il Palazzo della Prefettura, di gusto post-floreale con elementi rinascimentali viene costruito nel 1920 su progetto dell’architetto G. Bazzani che è progettista anche della Chiesa di Santa Caterina Valverde. Il Palazzo Municipale, realizzato nel 1924 su disegno dell’architetto Antonio Zanca, il busto bronzeo di Antonello da Messina che domina la grande scala del vestibolo è opera di Antonio Bonfiglio che insieme al Sutera eseguì le sculture del fastigio. In Piazza Municipio è posto il Monumento ai Caduti della Grande Guerra con l’arengario di G. Nicolini. Nel 1914 viene costruito il Palazzo della Provincia dell’architetto Alessandro Giunta sull’area dell’antica chiesa di Sant’Agostino della quale rimangono nell’atrio modesti avanzi. La Chiesa di San Giuliano in stile moresco costruita nel 1927 dal Sac. Ing. Carmelo Umberto Angiolini autore pure della chiesa di San Pietro e Paolo della chiesa di San Luca di gusto romanico e della chiesa di S. Francesco di Paola. Distrutta dal terremoto del 1908, viene costruita nello stesso posto la Chiesa Annunziata dei Teatini, progettata dall’ing. Francesco Barbaro in stile neoclassico. Il Santuario di Cristo Re dalla sobria linea barocca, voluto dall’Arcivescovo Paino, costruito nel 1937, sorge sull’area dell’antico castello di Roccaguelfonia del quale rimane ancora la Torre ottagonale che nel 1284 fu la prigione di Carlo II d’Angiò detto lo Zoppo e sul cui terrazzo poggia una campana che è tra le più grandi d’Italia. E’ stato costruito, sull’area dell’antica costruzione del 1295, il Santuario della Madonna di Montalto. Vengono costruiti, inoltre, il Palazzo delle Poste di V. Mariani, il Palazzo della Dogana di G. Lo Cascio, la Chiesa dello Spirito Santo ricostruita sulla planimetria del sec. XIII, la Banca d’Italia di Cobolli Gigli, la Banca Commerciale Italiana di P. Interdonato, il Palazzo della Camera di Commercio di Camillo Puglisi Allegra che costruì anche la Galleria Vittorio Emanuele III, con volta in ferro e vetro, l’Intendenza di Finanza di M. Cannizzaro, il Palazzo della Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele di Basile e Mallandrino, il Palazzo Arcivescovile di Fleres, la Chiesa del Carmine di Cesare Bazzani, il Santuario di Maria SS. di Pompei di Filippo Rovigo, la Chiesa di S. Antonio di Padova di Letterio Savoia, la Capitaneria di Porto, il Palazzo dell’INA, quello dell’INPS, il Palazzo del Banco di Sicilia di V. Vinci, il Palazzo della Libertà di Viola e Samonà, nel 1939 la Stazione Ferroviaria opera dell’architetto Mazzoni. Dopo pochi decenni, ancora una volta, Messina deve subire durante la guerra una offesa gravissima al suo patrimonio artistico e monumentale perché martellata furiosamente ed incessantemente dai bombardamenti degli statunitensi ed è pressoché rasa al suolo. La medaglia d’oro al valore militare conferitaLe dal Capo dello Stato orna il Suo gonfalone ma non lenisce le profonde ferite. Messina, città eroica. E’ vero! Se non lo fosse stata…lo splendore dei suoi monumenti sarebbe salvo e l’oblio non l’avrebbe cancellata per sempre dalle citta che oggi si definiscono "d’arte" (?).
Uno sfascio ambientale dell'area dello Stretto si ricollega alla costruzione del Ponte, la mia citta' sarà ancora una volta devastata dalla megalomania di un nugolo di politici corrotti, incompetenti ed irresponsabili (pensassero piuttosto a impegnare le risorse nelle infrastrutture di cui Messina e la Sicilia intera hanno forte necessità).
Nel 2010 (a gennaio dovevano iniziare i lavori) si ripropone incessantemente la costruzione di questo malefico Ponte sullo Stretto che il governo berlusca & Co. vorrebbero realizzare per rendere i siciliani finalmente(?) italiani al 100% (dichiarazione del sig. berlusconi); la crisi economica non farà realizzare il progetto, come dire... non tutti i mali vengono per nuocere! Il Ponte infatti non potrà al momento essere realizzato, 2012 governo Monti. Una scossa tellurica di magnitudo 4.3 è stata avvertita tra le province di Messina e Catania il 4 gennaio 2013. Messina: presentata al Palazzo camerale l’iniziativa della Banca Antonello a promuovere l’imprenditorialità giovanile. Marzo 2014Messina ripete le gesta di quelle città che più volte distrutte, risorsero come dalle loro stesse ceneri. E’ vero, poco rimane nei monumenti della sua civiltà antica, e di Grecia e di Roma; ma le colonne d’un tempio di Nettuno, che hanno resistito alle catastrofi, reggono ancora la volta nuova della Cattedrale Cristiana, ma il suo Porto accomuna i relitti delle navi colate a picco durante l’ultima guerra con quelli delle navi cartaginesi e greche e romane e crociate e con quelle di Ruyter e dell’infelice Murat; ma Antonello e Caravaggio sorridono mesti dalle loro tele sacre.
* Foto di repertorio (17÷20) Tanino La Versa - www.crimea-sicilia.it
CITTA’ MITICA NELLE SUE ORIGINI CON I SUOI MOSTRI PAUROSI SCILLA E CARIDDI, CITTA’ CRISTIANA CON LA SUA MADONNA, CITTA’ PIU’ VOLTE DISTRUTTA E SEMPRE RICOSTRUITA, ESSA HA COME SIMBOLO IL LEONE CHE RUGGE E QUEI RUGGITI SIMBOLEGGIANO LA VITALITA’ DI QUESTA RAZZA MERAVIGLIOSA.
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