La
Quarta Sala del
Museo
Regionale di Messina
ospita importanti opere di insigni maestri del '400 e, tra queste, il
bellissimo e famoso
Polittico
di San Gregorio del
grande pittore
Antonello
da Messina, eseguito e da lui firmato
il giorno 9 di marzo del 1473.
Il notaio Tommaso Ismiridi procuratore
del monastero di Santa Maria Monialium extra Moenia di Messina stipulava, in
quella data, un atto nel quale si impegnava a
consegnare al magister Antonio de Antonio, pictor, 6 salme di vino
del valore di 1 onza, a saldo del prezzo di una icona appena eseguita (Perroni
Grande 1923). La Madre badessa del convento di monache benedettine era suor Fabria
Cirino, il cui stemma di famiglia "d'oro con una fascia d'azzurro caricata
da cinque losanghe del campo, sostenuto a sinistra da un leone rampante"
compare ai piedi di San Gregorio, effigiato nello scomparto di sinistra; a
destra è raffigurato San Benedetto.
Già
smembrato nel Settecento (Susinno 1724; Gallo 1755) e danneggiato
considerevolmente in occasione del terremoto di Messina del 1908 (era rimasto
sotto le macerie della chiesa), il Polittico è pervenuto lacunoso e mutilo
della tavola superiore centrale, raffigurante probabilmente una Deposizione e, forse, anche della predella. Nel tentativo di arginare il precario stato di
conservazione - dovuto in parte a maldestri interventi antichi ed alle
ridipinture apposte da Letterio Subba nel 1842 - l'opera è stata oggetto di
restauro in molteplici occasioni; sottoposta alle cure del Cavenaghi (1912 ca.),
dopo aver subito un intervento completo ad opera di V. Papari (Istituto Centrale
del Restauro, 1940-42), ha richiesto di recente un nuovo intervento
conservativo.
Opera
cardine nel percorso stilistico del maestro messinese, per il
Polittico di
San Gregorio appare calzante l'osservazione del Causa (1964), il quale
sottolinea - sviluppando le indicazioni sostenute da Roberto Longhi fin dal 1914
- come in questa fase "le esperienze di tipo pierfrancescano si focalizzano
sul tema dello scandaglio spaziale dei volumi prospetticamente impostati e
ruotanti nella sicura coscienza di una solare prospezione luminosa ... In una
ideale determinazione dei volumi le immagini si isolano in un proprio empireo di
compiutezza formale dove risulta minimizzato, annullato, ogni elemento
realistico, esterno, contingente o caduco".
Superata
l'antica tesi di una evoluzione autonoma, cresciuta sui testi spagnoli e
fiammingheggianti, recepiti in ambiente siciliano e napoletano (Lauts, van Marle
e Bottari); proprio questi nessi hanno stimolato diverse ipotesi circa le tappe
del viaggio compiuto prima del 1470: a Sansepolcro e a Perugia avendo
l'opportunità di incontrare Piero della Francesca (Meiss 1941; Campagna Cicala 1979), a Venezia per apprezzare
la Pala di San Vincenzo Ferrer di Giovanni Bellini (Robertson 1968, seguito dal Robins e dal Paolini 1975), in
Lombardia accanto a Zanetto Bugatto (Zeri 1957), o in Francia e nelle Fiandre,
poiché una parte della critica (Bologna 1977) sembra tendere ancora ad ampliare
il pellegrinaggio "ponentino" prospettato dal Vasari (1568)Resta comunque certo che questo capolavoro offeso dal tempo
costituisce una novità nel percorso noto di Antonello perché
sostituisce al tipo di 'icona' con storie laterali, ancora legata alla vecchia
impostazione usata da Colantonio e dallo stesso Antonello per la Pala di San
Nicola, opera eseguita nel decennio precedente, nota attraverso
gli schizzi del Cavalcaselle ed una copia antica, l'unità delle varie tavole dal punto di vista
prospettico, la rappresentazione, quindi, di un nuovo modello di polittico
'italiano' (Sricchia Santoro 1986).
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