TAORMINA: COLORI E
PROFUMI DELLA SEDUZIONE
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Un'orgia di colori e di
profumi, un rincorrersi di gelsomini, oleandri,
bounganvilee, glicini e mimose, infranti soltanto dalla
presenza di qualche antica villa peraltro coperta da
ogni sorta di rampicanti: a Taormina le
suggestioni di un paesaggio unico
permangono molto forti nonostante la massificazione turistica.
L'etichetta gliel'appiccicarono i normanni: è il
luogo più bello del mondo. E prima e dopo di loro la
"consacrarono" i siculi greci, i romani, i bizantini, i
saraceni, insomma tutti coloro che hanno dominato su
questa terra. Taormina è oggi
la "Perla del Mediterraneo", nota in tutti i continenti,
da dove giungono i turisti in
cerca del bello, della quiete, di panorami eccezionali,
di un mare stupendo, di vacanze irripetibili e per ritrovare
entusiasmi. |
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Soggiornare a Taormina è
come mettere dei punti fermi nella propria esistenza,
per i ricchi ed i meno ricchi, per il forestiero che
giorno dopo giorno in vista dell'estate cerca di
"costruirsi" una vacanza scegliendo il meglio: Taormina, appunto! Il luogo è meraviglioso,
tutto appare superlativo, è la testimonianza di una
realtà che trova riscontri quotidiani registrando nelle
stagioni estive il "tutto esaurito" negli alberghi a
quattro e cinque stelle fino ad ottobre. Turisti che
arrivano dal Giappone, dagli USA, dalla Germania, dai
Paesi del Nord, svedesi in testa, dal Sudamerica: una
vacanza a Taormina appare come una conquista che
gratifica ed esalta. Taormina possiede un
patrimonio di bellezze naturali impagabile: a 360 gradi.
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E' come una leggiadra
signora sdraiata su un "sofa" naturale, il costone del
Monte Tauro, da cui una sirena esercita il suo
accattivante ed irresistibile richiamo. Taormina,
campita in un cielo azzurro, sprofondata in un'atmosfera
sempre primaverile, tra monumenti ricchi di fascino e
tappeti di fiori nelle strade, nei giardini, anche nelle
dimore più modeste, è un'esplosione perenne di profumi e
di colori: gelsomini, oleandri, campanule, fuxie, rose,
bunganvillee, glicini, mimose, viticci e rampicanti di
ogni tipo, gerani tutto fuoco, come quello della lava
dell'Etna che - bianco d'inverno e nero d'estate - si
staglia a sud con una curva di potenza e di suggestione
e fa da fondale alla scena del teatro antico. Ogni
angolo appare come un "quadro" dipinto da un pittore
divino. |
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Osserviamo a ovest e a
nord la corona delle ultime propaggini dei Monti Peloritani che si
inoltrano nel mare col pittoresco Capo Sant'Alessio, a est
le insenature di Mazzarò e dell'Isola Bella, a sud il
massiccio dell'Etna e colline sempre verdi ricche di
eucaliptus, cipressi, pini e piante resinose.
Nel maggio del 1787
Wolfang Goethe annotava: "Splendido ambiente fatto
di mare, di isole, di porti,... tra il chiarore del
cielo, il fiato del mare, i veli sui quali monti, cielo
e mare quasi si sciolgono in un elemento solo... tra
siepi d'oleandro in fiore, tra pampini di aranci e di
limoni colmi di frutti, tra erbe ed alberi sconosciuti
ho sentito, gradevole, una straordinaria potenza... ben
presto fui stimolato a creare qualcosa di mio... mi
decisi per l'idea di dare a Nausicaa forma di tragedia".
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Il miracolo che in certi
ambienti si avverte, infatti, è quello di sentirsi
partecipi della stessa creazione e si va a ritroso, dentro se stessi, per
sprigionare una sorta di forza primigenia da cui
ricominciare. Taormina, in tal senso, compendia quel
senso di arcano che in Sicilia spesso diventa prodigio.
Freud medesimo nel 1910 effettuò lo stesso viaggio, che
aveva da molti anni progettato, per rispondere ad un
intimo bisogno di risalire "alla propria infanzia" e
cercare (come aveva fatto in Grecia) le origini della
"terra madre".
Sulle tracce di Taormina,
quanti sono stati i grandi viaggiatori? Sommarli tutti è
impossibile, ciascuno che lo tenta alla fine elenca solo
quelli che, per una ragione o per l'altra, gli sono più
congeniali.
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Ma, in ogni caso, accanto
ai nomi già ricordati, vanno sicuramente menzionati quelli di
Gregorovius, il famoso storico tedesco, del geologo francese Dolomien,
dell'incisore e diarista Jean Houel (che amò pure il vento delle Eolie),
dello scienziato emiliano Lazzaro Spallanzani, di Alexandre Dumas. Il
più inquieto e disincantato dei viaggiatori francesi, Dumas ebbe
modo comunque di scrivere "...quando si è visto questo spettacolo per
un'ora, la curiosità viene a mancare per tutto il resto".
Generalmente parlando dei grandi viaggiatori a Taormina,
la mente corre ai tedeschi. Certe
presenze si trasformarono in vere e proprie
residenze come quelle del barone Wilhelm van
Gloeden, del pittore Otto Geleng e dei tanti
aristocratici prussiani che vi costruirono ville di
grande suggestione. |
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A van Gloden si devono le
più belle fotografie che sul finire del secolo scorso
fecero viaggiare nel mondo Taormina colta nei suoi
scorci, nella sua gente, nella sua anima e nei suoi
languori. Geleng, coi suoi colori, non fu da meno. Ma
non vanno dimenticati gli inglesi, innanzitutto l'acquarellista
Robert Kitson, che fu anche poeta dei profumi del colle.
I nomi più prestigiosi dell'aristocrazia europea
sapevano bene che nel loro stesso albergo, a Taormina,
avrebbero potuto incontrare l'imperatore di Germania o
il re d'Inghilterra; in ogni caso l'aspirazione maggiore
restava sempre quella dell'incontro coi "poeti". Tra i
grandi viaggiatori da menzionare l'inglese David Herbert
Lawrence che tra il 1920 e il 1923 scrisse a Taormina "Sun"
e "L'amante di lady Chatterly". |
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