Il
Museo, che dal 1976 ha
assunto la denominazione
di Museo
Regionale di Messina,
si sviluppa in tredici
sale che contornano un
cortile dove sono
sistemati vari frammenti
architettonici e
antiche sculture
provenienti dalle chiese
e dai palazzi della
citta' prima del
terremoto del 1908. La
fondazione del Museo
Regionale risale al
lontano 1806.
Con la
denominazione
di Museo
Civico si
ebbe la
prima
esposizione
a Messina di
opere d'arte
con una
disposizione
di tipo
museale, l'antico
Monastero di
San Gregorio
ne fu la
suggestiva
sede. Il
Monastero
venne
distrutto
dal
terremoto
del 1908 e
molte,
troppe opere
d'arte
seguirono lo
stesso
destino. Una
raccolta
artistica di
grande
rilievo
venne
distrutta,
cancellata
per sempre.
Tutto ciò
che fu
possibile
recuperare,
dopo il
terribile
sisma, venne
sistemato in
una ex
filanda
posta nella
spianata di
San
Salvatore
dei Greci
all'inizio
della
Litoranea
che conduce
a Ganzirri e
Faro.
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Questa sede,
agli inizi
soprattutto,
non era
rispondente
ai moderni
criteri di
esposizione
e custodia
di opere
d'arte e,
per questo,
nel corso
degli anni
sono stati
molti gli
interventi
di
ristrutturazione
dello
stabile. Negli
anni '80,
con un nuovo
e più
adeguato
intervento
strutturale,
si è
proceduto a
dare al
complesso un
assetto
decisamente
più
appropriato,
più consono
alle
esigenze
espositive
di vari
capolavori
d'arte.
Negli anni
successivi,
infine,
si è
proceduto al
completamento
della
costruzione
del grande
complesso
museale
(foto di
pagina) che
oggi occupa
l'area
adiacente al
vecchio
stabile.
Come
tantissime
cose che
vengono
progettate a
Messina i
tempi della
realizzazione
e messa in
opera sono
lunghissimi.
Complicazioni
burocratiche
dovute in
massima
parte alla
mancanza di
efficienza
politico-amministrativa,
colpevole
noncuranza
per la
cronica
apatia da
parte dei
messinesi la
cui identità
di
appartenenza
è oggi molto
deficitaria,
negligenza e
incapacità
delle ditte
(quali
criteri per
le gare di
appalto?)
che si
manifestano
nel momento
in cui la
consegna dei
lavori
avviene in
ritardo e,
in modo
sconcertante,
tali lavori
risultano
essere
dannatamente
approssimativi
(materiali
scadenti?)
tanto da
scoprire poi
che nel
Museo ci
piove
dentro...
una cocente
mortificazione
per chi ama
questa città bella
come poche che
non riesce
mai a
svegliarsi
dal letargo
in cui
l'hanno
ficcata.
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