A questa finestra vengono ad
affacciarsi nell'Ottocento viaggiatori in cerca di memorie
storiche: i loro sguardi si smarriscono "nelle tenebre
lontane ove sonnecchiano Augusta e la grande Siracusa".
Oggi, più che richiami del mondo classico, sembra che
Taormina, nonostante il Teatro Greco (costruito in età
ellenistica sulla sommità del Monte Tauro), le naumachie
romane e i ricordi arabi, sappia suscitare ancora leggende
che si perdono nel fantastico. Forse il furore di Polifemo
non si potrebbe immaginare ambientato altrove, se non al
cospetto di quel minaccioso cratere che è in vetta all'Etna;
forse i nomi stessi dei luoghi - paesi, fiumi, gole laviche
- che la circondano, le tante Aci, i Ciclopi, l'Alcantara,
il Timeo, rimandano Taormina a tempi preistorici; o forse è
il mare di Colapesce e della Fata Morgana ai piedi della
montagna terribile a dare la sensazione di una natura
arcana, padrona del destino degli uomini e delle città.
Qui realtà e favola si mischiano.
Taormina è su un promontorio che
taglia due golfi. Da un lato guarda l'imbuto dello
Stretto, dall'altro l'occhio corre dall'Etna al Mar Jonio:
un osservatorio di paesaggi diversissimi. Verso nord si
spera nello spettacolo-miraggio della Fata Morgana: le città
calabresi, i palazzi e chiese, giardini e strade, specchiate
sul mare dalle rifrazioni della luce del sole, sequenze di
immagini bizzarre concluse con un trionfo d'iridescenze.
Verso sud, si hanno gradini di colore: dal blu del mare, in
basso, alla cima rossa del vulcano circondato dalla neve, in
alto, salendo per il verde e per il giallo degli aranceti e
il nero della lava raffreddata sulle balze dell'Etna. Alla fine del secolo scorso,
meravigliava di Taormina soprattutto il Teatro Greco dal
fondale a portico ornato di colonne e nicchie entro le quali
originariamente apparivano le statue degli dei (o degli
eroi?) della tragedia antica. Era l'inizio dell'età del
turismo: l'ex convento di San Domenico, diventato albergo,
offriva soggiorni romantici all'ombra di un chiostro del
quattordicesimo
secolo. I viaggiatori rimanevano ammirati: al
ritorno descrivevano una rocca incantata dove s'erano poste
in mirabile armonia le tante architetture della storia
del Mediterraneo. L'antichità accessibile ad ogni sguardo
dentro una cornice di taglio mitologico richiamò archeologi,
scrittori, artisti, esteti. Col passare degli anni la fama si è
trasformata seguendo un percorso obbligato di un turismo
all'avanguardia, raffinato e ricercato, ma è rimasto a
Taormina quel mescolare leggenda e natura, realtà e magia con prevalenza del fantastico. |